Civiltà Romana e Latina

Chi si appassiona a Roma antica rileva subito quella che apparentemente è una incongruenza : il popolo Romano parla la lingua latina.
Spesso mi sono domandato perchè non parliamo mai di Lingua Romana ed invece parliamo di lingua Latina.
Credo che la ragione non risieda tanto nel fatto che i Romani abbiano preso a prestito , nel periodo monarchico o addrittura pre-monarchico, una lingua pre-esistente degli antichi popoli del Lazio , quanto nel particolare status giuridico che per tutta la storia di Roma distingueva i Romani dagli altri Latini.
Questa è solo una mia opinione che , se a qualcuno interessa, mi piacerebbe confrontare con altre notizie.

Valete

Vale Exurge,
non avendo fatto studi classici ho questa lacuna che è la lingua dei nostri padri. Mi hai dato un ottimo spunto su cui "lavorare".
Ho praticamente iniziato da neofita a leggere delle origini della lingua "scoprendo" che il latino è stato importanto, in una forma più rudimentale intorno al 1000 A.C. da popoli migrati dal nord Europa. Come molte altre forme linguistiche si è sviluppato in una particolare regione intorno alle rive del fiume Tevere nella poi conosciuta regione del Latium . Divenne così la lingua parlata della neo comunità fondata sulle sue rive: Roma. Tramite le influenze di altri popoli limitrofi, gli Etruschi, si è ulteriormente evoluto.
Da quanto ho letto dovrebbe essere stato influenzato anche da "dialetti" del nord Italia, dai Celti e dalla lingua e cultura Greca.
Come sappiamo attraverso l'impero è divenuta la lingua parlata ed il comune idioma che unì popoli tra loro distanti anche per per cultura e religione.
Aggiungo che senza di esso il "puzzle" di lingue Europee non sarebbe lo stesso come non sarebbe lo stesso la scienza, la medicina e non ultima la geografia con evidenti richiami al latino.

Non essendo ferrata in materia, Exurge, non mi sono mai posta la domanda perchè Roma parlasse il latino e non il romano, credevo il tutto fosse dipeso dalla posizione geografica della città e dal popolo che la fondò.

Vale

Quanto dici è del tutto corretto , Legio : non fa una grinza.
La cosa curiosa però è che i Romani parlavano una lingua di denominazione apparentemente "importata" dal resto del Latium.
Mi spiego con un esempio : è come se gli Inglesi di oggi dichiarassero di parlare "britannico". Ovviamente succede il contrario : sono i Britannici ( scozzesi , gallesi, irlandesi ed inglesi ) a parlare "inglese", perchè il gruppo dominante impone lo standard linguistico sulla lingua parlata dal resto : ai Romani successe apparentemente il contrario.

Dico "apparentemente" perchè, a mio personalissimo modo di vedere, i Romani mantennero sempre ferme le transenne fra il ristretto gruppo dei Romani "Quiritari" ed il resto dei Latini.
La storia delle guerre sociali del I sec a.C. è eloquente, da questo punto di vista: man mano che il resto degli italici chiedeva di essere "aggregato" a Roma , Roma li accettò, con una serie di trattati ( foedera ) , ma sempre con uno status particolare, di serie B, la "latinitas" appunto , che mirava a tenere sempre distinto il gruppo elitario dei Quiriti dal resto.
Mica male..

Vale

Ottimo argomento, sinceramente mi ero sempre chiesto com'è si parlava di latino e non di romano... e grazie a voi ho scoperto il perché... ora sarebbe da spiegare il motivo sociologico della questione. Ma ahimè ho cercato (l'ammetto ho spulciato su internet) ma non c'era nulla di utile... perciò riconsegno la palla e assisto in panchina.

Valete

Bella la similitudine calcistica!
A parte la fase storica delle invasioni barbariche che danno il colpo di grazia all'Impero, anche se ci dispiace ammetterlo, Roma è stata tutt'altro che sempre invitta ed invincibile. Ci sono stati periodi in cui i nostri antenati se la sono vista veramente brutta. Uno di questi fu quello immediatamente successivo alla cacciata dell'ultimo dei 7 re, Tarqvinivs "il Superbo", di etnia etrusca.
Con la cacciata degli etruschi, che all'epoca erano incomparabilmente più avanzati dei Quiriti, Roma rischiò di venire spazzata via dalle altre popolazioni italiche, Sabini e Sanniti, tanto per cominciare. Spinti da questa necessità , più per forza che per amore, gli accorti discendenti di Enea strinsero con le altre nazioni del centro Italia la Lega Latina ( 493 a.C. ) .
Era un'alleanza paritetica ( "foedus aequum" ) che prevedeva la non aggressione ed il mutuo soccorso in caso di aggressione da un nemico esterno.
L'evento sancisce la nascita , anche sotto il profilo giuridico, della "latinitas" : latini furono per lungo tempo i migliori alleati di Roma.
Circa 4 secoli dopo, fra il 91 e l'89 a.C. , le cose erano un po' cambiate.
Roma era divenuta la superpotenza del Mediterraneo, aveva spazzato via Cartagine , aveva piegato i Galli della Pianura Padana . I "Latini" ( che a quell'epoca venivano chiamati "Latini Prisci" per distinguerli dai "coloniarii" cioè quelli che andavano a colonizzare le province appena conquistate ) non erano più imbarazzanti alleati da sopportare; erano decaduti alla stregua di popoli di serie B che rompevano le scatole all'Urbe per farsi riconoscere quali cittadini Romani. Ironia della sorte, fino a 40-50 anni prima, questi bravi italici ( Sabini e Sanniti , ma anche Osci , Umbri, Apuli, Greci etc etc. ) facevano della loro separazione da Roma un motivo di orgoglio. Ora che l'Urbe invece luccicava delle immense ricchezze importate dalle conquiste ( ovviamente! ) i Latini Prisci organizzarono una rivolta ( la c.d. Guerra Sociale ) per ottenere da Roma il riconoscimento di tre diritti essenziali .

1) Lo "ivs migrandi" ovvero il diritto di immigrare a Roma e poi chiederne la cittadinanza ( vi ricorda qualcosa ... ? )

2) Lo "ivs commerci" ovvero il diritto di poter commerciare con gli straricchi Romani,

3) Lo "ivs connvbi" ovvero il diritto di poter sposare un Romano o una Romana e , per questa via, generare cittadini Romani dalla nascita.


Insomma, niente di nuovo sotto il Sole : le migrazioni nascono da motivi economici.

I Latini Prisci scomparvero rapidamente perchè divennero tutti cives Romani, avendo ottenuto, coi trattati di pace delle guerre sociali, tutti e tre i diritti in questione.
La definizione di "latino" però non scomparve : prima si applicò ai latini coloniarii , cioè gli abitanti delle nuove colonie , che godevano di una serie limitata di diritti . A questi mancava il diritto fondamentale dello ius connubii, per cui , non potendo sposarsi con Romani , non avrebbero mai potuto generare a loro volta dei Romani.
Con l'andar del tempo , il termine "latino" identificò le persone senza la pienezza dei diritti che, viceversa, spettava ai Romani.
Ad esempio, uno schiavo liberato ( manumesso ) sotto certe condizioni non diventava un uomo libero ( liberto ) ma diventava "latino" .
Ad esempio , un latino non poteva fare testamento e quindi, alla sua morte, il suo patrimonio tornava nelle mani dell'antico padrone.

Per ritornare alla questione iniziale, pare dunque che i Romani, per certi versi, non avessero problemi a definire "latina" l'intera società in cui vivevano , ma ci tenessero molto a confinare la "Romanitas" ad una sfera ristretta e definita della società stessa.

Di lingua "Romana" , o meglio "Romanza" , si comincia a parlare molto dopo , cioè intorno al 800-900 d.C. , per indicare le lingue locali di derivazione latina.