Cesare Ottaviano Augusto, il primo imperatore

Augusto, il primo imperatore, fu una grande figura della storia di Roma probabilmente, attraverso le sue riforme, l'impero romano potè sopravvivere a se stesso e suggellare definitivamente la sua supremazia sul mondo antico.

Il suo periodo di governo (27 a.c. - 14 d.c.) segnò la pace nell'impero dopo anni di guerre civili e di instabilità, consentendo la ripresa della cultura, dell'economia e quindi del benessere della popolazione. Sotto il suo governo si verificò un grande impulso dell'ingegneria tanto da fargli affermare di aver ricevuto una città (Roma) di mattoni e di averla restituita al popolo ricostruita con il marmo.

A tutto ciò si è giunti attraverso delle riforme che risolsero i problemi della fine dell'età repubblicana.

Roma era instabile e disunita a causa delle guerre civili. La fine delle guerre puniche aveva definitavemente dato la supremazia del mediterraneo a Roma con la contestuale espansione dei domini. Ciò non si tramutò automaticamente in un benficio alla società poichè i repentini cambiamenti socio-economici acuirono il già grande divario tra i patrizi-aristocratici ed i plebei. La guerra civile fu la risposta a tale situazione.
In questo quadro di instabilità il potere militare divenne supremo. Il controllo militare "scivolò" via dal governo a favore di questo o quel generale, non dando più la lealtà del servizio alla Repubblica ma al singolo generale. La repubblica non era in grado di fornire ai legionari veterani alcun vantaggio alla fine del servizio prestato e nessuna fattoria a cui tornare. Solo le elargizioni terriere e monetarie (vedi Cesare ai suoi veterani) del generale potevano garantire loro una vita degna alla fine del servizio. Si formarono quindi dei generali quasi "centro del potere" determinando così la non coesione della repubblica Romana.

Augusto vedendo ciò capì che era il governo l'unico a cui le legione dovevano fedeltà per garantire pace e ordine ai territori romani. A tale proposito riorganizzò, mutando definitivamente, la natura delle legioni. Essendo Roma pacificata dalle guerre civili, l'obiettivo principale delle legioni divenne la difesa dei confini dai pericoli delle invasioni, pacificando le terre conquistate attraverso la graduale romanizzazione di tali territori con l'introduzione della lingua, della legge, dell'ingegneria e dell'amministrazione romana. Inoltre Augusto diminuì sensibilmente il numero delle legioni da 60 a 28, stabilendo più di 100.000 veterani in possedimenti del nord Italia, Africa, Asia e Siria. Aumentò il salario delle truppe, regolarizzò il pagamento delle "pensioni" ai veterani che consisteva in terra e soldi. Standardizzò la durata del servizio in un periodo dai 20 ai 25 anni. Le legioni romane divennero così una forza professionale in lungo servizio con uno spirito di corpo e di appartenenza che i commilitoni che li precedettero non avevano. Introdusse, inoltre una sorta di assistenza sanitaria data da un medico in servizio nelle legioni, è ciò era qualcosa di realmente rivoluzionario.

Ogni legione era comandata da un ufficiale di grado senatoriale direttamente nominato dall'imperatore, ogni legionario giurava fedeltà all'imperatore come "comandante in capo" della legione. Vennero, inoltre, reclutati soldati non solo italici ma anche dalle province dell'impero, alle truppe ausiliare (come vennero chiamate) veniva concessa la cittadinanza alla fine del servizio militare, divenendo così un importante mezzo di romanizzazione all'interno delle province stesse poichè anch'essi contribuivano a difendere i confini ed il loro nuovo stile di vita.

Augusto introdusse una nuova figura militare: la guardia pretoriana composta da più di 9.000 unità le quali avevo il primario compito di difendere la persona dell'imperatore da attacchi interni ed esterni. Formò inoltre i vigiles con compiti di vigilanza delle strade e protezione dagli incendi (problema molto sentito in quanto le insulae erano spesso costruite in legno). Questa misura ridusse drasticamente il pericolo di rivolte, di criminalità e di incendi in una città che contava più di un milione di abitanti.

Altra grande riforma venne introdotta per arginare le costanti rivolte delle province del periodo repubblicano, spesso mal governate da personaggi incapaci ed inetti con l'unico scopo di arricchirsi mediante l'introduzione di tasse. Venne così formato un sistema amministrativo provinciale, con la creazione di un servizio imperiale civile i cui membri venivano scelti da un gruppo di amministartori capaci, selezionati direttamente da Augusto. Per arginare la corruzione fu istituito un "lauto" salario agli amministatori e le tasse pagate venivano fatte arrivare direttamente alla tesoreria imperiale. Fu allungato il periodo di permanenza del governatore per poter far fruttare le riforme che venivano poste in essere nelle province. Coloro i quali risultavano inetti venivo richiamati a Roma. Fu data voce agli abitanti delle province con la possibilità di arrivare direttamente all'imperatore. Fu fatto un censo della popolazione (lo stesso censo che portò San Giuseppe e la Madonna a Betlemme) per sapere il numero di coloro che avrebbero pagato le tasse.

Le costanti guerre civili avevano dissanguato l'erario, per poter pagare le legioni ed i veterani Augusto prese direttamente il possesso dell'Egitto, tutto ciò che veniva offerto da quella provincia finiva direttamente nella tesoreria imperiale la quale fu controllata dall'imperatore stesso che, uniformemente, divise le entrate per i fabbisogni dell'impero.

Augusto cercò anche di ri-moralizzare la società romana introducendo la Lex Julia de adulteriis contro l'adulterio ed introducendo restrizioni sulle stravaganze della lussuria. Introdusse inoltre una legge La Lex Julia ed maritis ordinandis, la quale proibiva i matrimoni senza figli ed il celibato e tutto ciò per cercare di ripopolare la società romana decimata dalle guerre civili. Introdusse inoltre benefici alle coppie con molta prole.

Cercò di reintrodurre le tradizioni religiose favorendo la costruzione di templi di culto, divenne così nominato pontifex maximus, divenendo così non solo il capo secolare ma anche quello spirituale dell'impero.

Scusate il lungo excursus magari qualche legionario si sarà addormentato.

LegioXI ha scritto:Scusate il lungo excursus magari qualche legionario si sarà addormentato.

No anzi!! molto interessante e esaustivo ... grazie! Bravissima!

Vale

Davvero Brava Legio XI!! Un affresco sintetico (per l'argomento trattato intendo), ma preciso!!

Grazie fratres... troppo buoni

Legio XI
l'excursus sintentico che hai fatto mi da almeno due spunti di riflessione.
a) La consapevolezza di Ottaviano Augusto di essere il "creatore" di una nuova forma di Stato.

b)L'efficacia delle riforme augustee nella stabilizzazione dello Stato Romano.

Sotto il primo profilo direi che Ottaviano era perfettamente cosciente che le innovazioni che si andavano concretizzando erano un c.d. " punto di non ritorno" nella storia costituzionale romana. Non tanto perchè si ergeva questa figura "nuova" , questa carica non prevista dalla costituzione romana ( ricordo che già Mario era stato chiamato "Imperator" dalle proprie truppe e che Ottaviano stesso , nelle occasioni ufficiali preferiva riferirsi a se stesso piuttosto come al "princpes" ) ma perchè l'eccezionalità della situazione aveva fatto accettare al Senato il cumulo di cariche e l'assegnazione di poteri mai visti prima ( es .il c.d. "imperium maius et infinitum" , oppure la "tribunicia potestas" ) . Quello che Ottaviano riuscì ad operare fu un'imposizione ( più o meno autoritaria ) della "protezione" militare al Senato.
Nelle sue memorie lo dice abbastanza esplicitamente : "mi impossessai del potere supremo" ( summa rerum potiri )

b ) Sotto il secondo profilo direi che le riforma augustee furono efficaci in quanto rappresentarono sempre un compromesso fra antiche tradizioni e moderne necessità di governo: finchè il Senato riuscì in qualche modo a "condizionare" ( se non addirittura a "limitare" ) i poteri del principe il meccanismo di governo romano riuscì a mantenersi abbastanza saldo ed a sopravvivere nonstante le debolezze dei singoli uomini che assunsero il potere supremo.

Credo che Ottaviano abbia avuto chiaro il fatto che le riforme andavano introdotte poichè la forma di governo repubblicana aveva interamente fallito, e se fosse stata riproposta averebbe fallito nuovamente.
Che un personaggio come Cicerone, decisamente "repubblicano", abbia ammesso la necessità di un "leader del governo" (rector) per salvare Roma, rende evidente il fallimento del sistema.

Riguardo il secondo punto aggiungerei che l'efficacia alle riforme è stata data anche dalla longevità di Ottaviano stesso, che gli permise, nel corso degli anni, di trasformare la Repubblica in una nuova forma di monarchia poi divenuta impero. La sua esperienza, tatto ed acume politico hanno giocato un grande ruolo.
La più grande eredità di Augusto resta comunque la pace che egli riuscì ad ottenere per i due secoli che seguirono sotto il sistema da lui iniziato.

LegioXI ha scritto:... l'efficacia alle riforme è stata data anche dalla longevità di Ottaviano stesso, che gli permise, nel corso degli anni, di trasformare la Repubblica in una nuova forma di monarchia poi divenuta impero. La sua esperienza, tatto ed acume politico hanno giocato un grande ruolo.
La più grande eredità di Augusto resta comunque la pace che egli riuscì ad ottenere per i due secoli che seguirono sotto il sistema da lui iniziato.

Mi inserisco per sottolineare l'Ottima osservazione di Legio, è vero la sua lunga reggenza ha permesso lo sviluppo e la stabilità dell'avvenire, cosa che ahimè è mancata in molte occasione dopo di lui.