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I Romani e la proprietà fondiaria

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Messaggio  Exurge Roma Mar Apr 22, 2008 11:36 pm

La vita di ogni Romano libero era condizionata pesantemente dalla proprietà fondiaria , sia in positivo ( cioé se si era sufficentemene ricchi da possederne ) sia in negativo ( se si era talmente poveri da possederne pochissima ) . Diciamo che la proprietà privata fondiaria ( il c.d. "Dominium Ex Iure Quiritium" ) andava di pari passo con lo status di cittadino libero: difficilmente un libero non era proprietario fondiario seppur di un minuscolo appezzamento.
In epoca arcaica il pater familias coltivava direttamente la terra e forse portava direttamente i capi di bestiame al pascolo, eventualmente coadiuvato dai suoi "filii" e dai suoi schiavi. Via via che Roma divenne la potenza suprema del Mediterraneo , i discendenti dei frugali pastori ed agricoltori quiriti divennero proprietari di terreni sterminati che spesso neppure conoscevano.
Non che la ricchezza mobiliare ( il denaro contante ed i titoli di credito ) non fosse importante ma, nell'immaginario collettivo, per un bel pezzo, fu la terra il sinonimo di ricchezza. Per la privatizzazione delle terre pubbliche ( il c.d. "Ager Publicus" ) scoppiarono le guerre civili che culminarono con il collasso della Repubblica e solo la conquista, quasi ossessiva, di nuove terre, quasi tutte trasformate in Provinciae Populi Romani, allontanò per diversi secoli il tracollo del sistema economico romano.
A differenza di altre civiltà, i Romani rimasero sempre legati all'equazione terra = ricchezza . E fu la terra, la proprietà fondiaria ed immobiliare in genere a ricevere la più antica ed articolata tutela giuridica.
Ad esempio, bisognerà attendere fino alla bellezza del 212 d.C. perchè il patrimonio fondiario del territorio italico fosse toccato dall'imposizione fiscale imperiale. Prima di questa data ( ovvero prima che l'Imperatore Antonino Caracalla emanasse la famosa Costituzione passata alla storia come
"Constitutio Antoniniana" ) la proprietà fondiaria godeva di quei poteri talmente ampli da non avere avuto più uguali nella storia dell'Occidente : questi poteri erano riassunti nella sintetica espressione di "Proprietà secondo il diritto dei Quiriti" ( Dominium Ex Iure Quiritium ).
IL valore attribuito dai Romani alla proprietà fondiaria non viene meno con il venir meno del mondo antico : la nuova civiltà che andrà faticosamente prendendo corpo sulle ceneri dell'Impero Romano d'Occidente si basa comunque su principi patrimoniali fortissimi , i diritti di proprietà rivendicati ( ed ottenuti ) dai feudatari nei confronti del sovrano.
Considerato che nella storia dell'Occidente la prima manifestazione di monarchia costituzionale viene convenzionalmente fatta risalire al 1215, cioè all'emanazione di quella Magna Charta Libertatum con cui i feudatari inglesi fecero sapere al Re che il suo potere si basava sul loro appoggio ( = sulla forza che derivava loro dal possesso delle terre inglesi ) , con un po' di fantasia potremmo concludere che il nucleo concettuale delle costituzioni moderne trova nel mondo Romano le sue radici più antiche.
Il che non è poco.
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Messaggio  Exurge Roma Mer Apr 30, 2008 5:01 pm

Alcune riflessioni ulteriori mi paiono opportune ( spero di non annoiare : se l'argomento risulta troppo astratto ditemelo ! A me non sembra.. ) .
Assodato che la proprietà, soprattutto quella immobiliare, fosse molto importante nel mondo romano, non bisogna cedere alla tentazione di ritenere che i Romani valutassero i loro compatrioti sulla base della loro ricchezza fondiaria. Insomma , l'adagio "dimmi quanto possiedi e ti dirò chi sei" non risulta essere mai predominante, seppur importante.
"Divitias alius fulvo sibi congerat auro
et teneat culti iugera multa soli,..

Così iniziava un'elegia di Tibullo : "ad altri piaccia vivere contando i soldi o gli iugeri di terreno che possiede" ( mentre a me piace vivere in con poco ed in maniera frugale....).
Siamo nel II sec. a.C. e Roma si avvia a diventare la padrona del Mediterraneo: è forte , come ci dice Tibullo, la tentazione di tutti i predoni ed arricchiti di tutti i tempi e di tutte le epoche di concludere che con i soldi e con le proprietà si risolvano tutti i problemi della vita.
Ma ecco che sotto la forma dell'elegia e della poesia si "scatena" ( per così dire ) una delle "difese immunitarie" più potenti che la società romana ha sempre dimostrato : l'attacamento ad "antiche virtù", ad "antiche abitudine" , quelle elaborate nei secoli e nelle generazioni che della parsimonia e nella sobrietà hanno fatto la propria bandiera.
Ogni cinque anni , nella Roma repubblicana ed in parte in quella imperiale, i censori facevano il giro dei territori metropolitani e delle provincie ed assegnavano ogni famiglia ad un determinato grado di censo.
Tuttavia la persona, la "Civitas" , ovvero la qualità di essere "civis" , fu sempre preponderante su ogni considerazione di censo.
Se un Romano si indebitava poteva sì dare in garanzia un bene immobile od una somma di denaro : tuttavia qualsiasi creditore considerava preferibile una garanzia personale, ovvero la presenza di una persona che garantisse per la solvibilità del debitore.
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Messaggio  CaeciliusOptatus Ven Mag 02, 2008 4:46 pm

Optime Exurge,
l'argomento è molto interessante, ma sono poco preparato, per cui mi limito ad una considerazione attinente.
In età traianea, come è noto, furono creati gli Alimenta Italiae, ovvero una sorta di elargizione del fisco imperiale (quindi dell'imperatore) a favore dei cittadini italici meno abbienti.
Tale sistema si alimentava nel modo che segue : chi aveva bisogno di un prestito dallo Stato rilasciava una garanzia reale a fronte del mutuo (di solito, così come oggi, era costituita ipoteca sul bene immobile); la somma ricevuta a prestito era restituita in rate maggiorate di interessi (così come oggi).
La differenza con l'oggi, e qui risalta il carattere "sociale" della legislazione romana, rispetto ad altre forme contemporanee, è che gli interessi maturati sul capitale anzichè essere restituiti al fisco imperiale , servivano a finanziare le elargizioni di denaro agli indigenti : in poche parole lo Stato utilizzava i frutti civili dei propri prestiti, ovvero gli interessi, per contribuire al sostentamento dei più poveri.
Diciamo che si applicava in concreto una misura sociale di stampo solidaristico che traeva sostentamento indiretto, da qui la mia riflessione, dalla proprietà fondiaria.

Questo complesso sistema giuridico è stato scoperto grazie ad una tabula ritrovata a Veleia, apud Placentiam, in cui è descritto il testo di questa legge di Traiano.
La zona di Veleia era allora, come oggi, caratterizzata da un forte sfruttamento fondiario, per cui sviluppava più di altre Regiones questa forma di compartecipazione alla vita della comunità cittadina che erano gli alimenta Italiae.
Tieni presente che se non erro la proprietà fondiaria italica non era soggetta a tassazione, almeno fino al III secolo, per cui forme di prestito ipotecario in Italia potevano anche avere un vantaggio fiscale (ovvero attrarre capitali provinciali).

Optime vale
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Messaggio  Exurge Roma Dom Mag 04, 2008 2:42 pm

Ottima segnalazione Coecilii
non ne ero a conoscenza. Tra l'altro, l'ampio capitolo delle politiche sociali da parte degli Imperatori , meriterebbe uno studio approfondito, se non altro per "sfatare" alcune tradizioni fortemente caricaturali che, evidentemente, non rispondono alla realtà.
Chi conosce delle fonri interessanti in proposito potrebbe postarle.
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