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I Tumuli principeschi della Doganaccia di Tarquinia

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I Tumuli principeschi della Doganaccia di Tarquinia Empty I Tumuli principeschi della Doganaccia di Tarquinia

Messaggio  Giuliano Ven Dic 26, 2008 9:16 pm

Nel cuore della necropoli etrusca di Tarquinia, dal 2004 patrimonio mondiale dell'Unesco, il corso di Etruscologia e Antichità italiche dell'Università di Torino, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Etruria meridionale e il Comune di Tarquinia, ha avviato un progetto di scavo e valorizzazione in un settore rimasto ancora inesplorato. Le ricerche, svolte con il sostegno finanziario della Compagnia di San Paolo, si sono concentrate nella suggestiva area funeraria della Doganaccia, caratterizzata dalla presenza di due grandiosi tumuli della prima metà del VII secolo a.C. (età Orientalizzante), denominati "del Re" e "della Regina". La monumentalità della tomba si lega direttamente al prestigio sociale del defunto e della sua famiglia: il ceto aristocratico etrusco utilizzava infatti queste costruzioni come manifestazione della propria ricchezza e del proprio potere. La disposizione a coppie dei tumuli è indice di una stretta relazione fra i sepolcri: sarebbero infatti pertinenti a rami della stessa famiglia. Importante è inoltre la loro posizione topografica che, alla Doganaccia come in altre importanti zone dell'Etruria meridionale (Cerveteri, Veio, Vulci), si trovano lungo le maggiori vie di collegamento con le città: ad essi va pertanto riconosciuto, nel paesaggio etrusco, il ruolo di segnacoli dell'ideologia aristocratica che basa il potere sulla proprietà terriera e sul controllo dei traffici commerciali.
I tumuli principeschi della Doganaccia dominano, con la loro maestosità, uno dei principali ingressi alla necropoli tarquiniese, quello posto sulla via che, risalendo dal mare, conduceva all'insediamento della Civita. Il primo tumulo fu esplorato nel lontano 1928 e restituì, malgrado un vecchio saccheggio, ceramiche dipinte di tradizione geometrica e di produzione greco-corinzia, vasi in bucchero e in impasto, nonché i resti di un carro principesco. Il tumulo "del Re" contiene una camera sepolcrale semi-costruita a pianta rettangolare allungata, accessibile da un ampio ingresso a cielo aperto, tanto spazioso da essere definito "piazzaletto", all'interno del quale si dovevano svolgere cerimonie funebri. La scoperta di un'iscrizione sul fondo di uno dei vasi scoperti alla Doganaccia, che cita il nome di un greco etruschizzato (Rutile Hipucrates), rimanda al periodo di Demarato di Corinto, ricco mercante – come ricordano le fonti antiche – trasferitosi a Tarquinia attorno alla metà del VII sec. a.C., ritenuto padre del re di Roma Tarquinio Prisco.
Gli scavi dell'Università di Torino hanno interessato il secondo tumulo "della Regina", mai indagato scientificamente: le prime ricerche hanno già dato alcuni risultati significativi. E' stato messo in luce un tratto del tamburo perimetrale del monumento, in parte scavato nella roccia e originariamente rivestito in blocchi di calcare, per un diametro stimato attorno ai 40 metri, misura che qualifica questo sepolcro come la più grande struttura a tumulo di Tarquinia finora nota. Vecchie spoliazioni e pesanti arature hanno purtroppo compromesso la conservazione della struttura, tanto che si è evidenziata una parte del podio privato della sovrastante calotta di terra e del relativo paramento murario. Nelle prossime campagne di scavo si punterà a precisare le caratteristiche tecniche della costruzione, mettendone in maggior risalto i limiti e gli apprestamenti esterni destinati alle azioni di culto. Un secondo risultato è rappresentato dall'individuazione dell'ingresso della tomba principesca, rivolto a nord-ovest, laddove, secondo la "disciplina etrusca", dimoravano nel cielo le divinità infernali: è infatti emerso un margine costruito in blocchi dell'accesso monumentale che introduceva alla cella funeraria posta verso il centro del tumulo. Ingressi sovradimensionati venivano utilizzati dal ceto aristocratico come spazi per svolgere celebrazioni in omaggio del defunto. Anche il tumulo "della Regina" sembrerebbe ispirarsi, come il gemello tumulo "del Re", a una tipologia di sepolcri reali noti sull'isola di Cipro (Salamina), accostabili soprattutto per le grandi dimensioni del dromos rispetto alla camera funeraria: è possibile che all'origine di questo modello ci siano proprio artigiani orientali arrivati a Tarquinia, che qui avrebbero introdotto innovativi modelli architettonici.
Le prossime ricerche punteranno a rimettere in luce la struttura pertinente a un personaggio di spicco all'interno della comunità tarquiniese dell'epoca orientalizzante. Le analisi cercheranno anche di contestualizzare questi monumenti all'interno della necropoli etrusca e del fenomeno delle tombe monumentali a tumulo che tanto suggestionarono i colti viaggiatori europei dell'Ottocento.

Info: alessandro.mandolesi@unito.it
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